Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorarne l'esperienza di navigazione e consentire a chi naviga di usufruire dei nostri servizi online. Se prosegui nella navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie.
Per maggiori informazioni leggi la privacy policy e la cookie policy presenti nel sito.

Alt! Voglio scendere...

La notizia
Il Prozac non convince più - Le vendite calano dell'80%. New York - La "pillola della felicità", come era stata battezzata sui mercati di tutto il mondo, ha perso la sua magia. Le vendite del Prozac, il farmaco che negli anni '90 ha sconvolto il settore degli antidepressivi sono scese dallo scorso agosto dell'80%. Una flessione enorme, in parte collegata all'immissione sul mercato del prodotto generico, la fluoxetina, ma soprattutto al cambiamento delle necessità dei pazienti che chiedono ritrovati sempre più forti contro la depressione.
La Repubblica, 1 luglio 2002

Antonina Nobile Fidanza Il commento
Lunedì mattina prima di iniziare una lunga giornata di lavoro, apro il giornale. Saltando a piè pari, con un senso di colpevole fastidio e di impotenza, la prima pagina con le feroci scaramucce del governo che si giocano sulla nostra testa, sperando che non si giochino le nostre teste.

Scorro il vergognoso gioco sulla vita e sul dolore del 'caso' Biagi e arrivo a pagina 11 che minaccia le stragi e gli attentati di luglio.

Passo oltre, stanca di essere terrorizzata e a pagina 13 trovo l'Arizona in fiamme, per opera di un pompiere, altro triste ma solito leit-motiv dell'estate, stavolta però di dimensioni 'perfette'. Vale a dire che rendono l'uomo un semplice epifenomeno della natura. In fondo alla pagina la notizia che due bimbi sono morti arrostiti dal caldo, chiusi in una macchina, mentre la madre tranquilla era dalla parrucchiera, altro evento non raro in estate, prende solo un frammento di colonna.

A questo punto mi sento un po' abbattuta dalla ciclicità e prevedibilità dei comportamenti umani apparentemente contingenti.

Scappo letteralmente dalle pagine successive che sono notizie dai fronti e approdo alla cronaca, rassegnata ad altre brutture solo più vicine.

Scopro che la nostra Corte di Cassazione ha eliminato la caratteristica di ingiuria perseguibile, nei confronti del turpiloquio, dando via libera, come dice il commento, all'insulto. Un bel paginone sul prete figura di riferimento che si sta modernizzando: moto, casco, cellulare e monospalla del giovane in tonaca nella fotografia che accompagna il servizio. Accanto, dopo sei anni il processo per il naufragio che costò la vita a 283 immigrati scoperti da un giornalista in fondo al mare, e che ho commentato in un articolo sull'orrore proprio per Vertici. Non ho la forza di leggere le ultime sulla giungla dei prezzi dei farmaci.

Giro pagina e con un tuffo al cuore leggo del lago Effimero che se non svuotato con urgenza potrebbe distruggere i paesi alle pendici del Monte Rosa e chissà perchè penso al Vajont.

Proseguo incapace di fermarmi a leggere (solo il titolo mi angoscia), perchè a Firenze qualcuno sfregia le salme all'obitorio in barba ad ogni sorveglianza. Desiderosa di qualcosa di più leggero mi fermo su foto di gente che gioca: infatti è morto l'inventore dell'hula hop e del frisbee.

Oppressa dalla invadenza emotiva di tanti titoloni, cerco riposo in 'titolini'. Difatti a lato, in una colonna grigia, sono riportate tante piccole notizie e in una pausa di ossessività che mi prende ogni tanto e mi fa leggere con estrema attenzione necrologi di sconosciuti e concorsi dai caratteri invisibili, nonchè annunci di perdita e ritrovamento di cani e gatti, leggo soddisfatta finalmente una notizia per me confortante: Il Prozac non convince più …

La soddisfazione ovviamente dura poco. Sono intimamente contenta del calo delle vendite vista l'ottica commerciale che sta dietro ad ogni mito farmacologico. Il "non convince più" però mi porta a pensare a quegli eserciti di persone che hanno sperato, a quell'esercito di medici che si sono fatti ingannare ed hanno ingannato, al dolore sprecato di tante persone, alle vite perdute di tanti suicidi, visto che quest'evento era compreso tra i possibili effetti collaterali e che, mentre in altri farmaci "la sospensione del prodotto annulla gli effetti indesiderati" qui l'effetto poteva essere definitivo e irreversibile. Nel nuovo "bugiardino" (così, guarda caso, si chiama in gergo il foglietto esplicativo che accompagna ogni confezione di farmaci) c'è un distinguo raffinato "l'ideazione suicidaria" può essere un effetto collaterale del farmaco, il "suicidio" attiene alla malattia depressiva quindi non è più considerato effetto possibile del farmaco.

Tornando al calo delle vendite, il giornalista ha forse pensato di essere stato troppo drastico e quindi ci spiega per rassicurarci: "una flessione enorme in parte collegata all'immissione sul mercato del prodotto generico la fluoxetina (notoriamente più a buon mercato dico io), ma soprattutto al cambiamento delle necessità dei pazienti che chiedono ritrovati sempre più forti contro la depressione".

Quindi il mio sollievo all'idea che la visione da panacea universale che accompagnava l'immissione sul mercato del Prozac fosse scemata, non ha ragion d'essere. Infatti il proliferare di servizi ed interviste elogiative di personaggi pubblici che osannavano gli effetti miracolosi della terapia, e episodi come il licenziamento di un professore che aveva osato affermare che il Prozac fa male, restano a conferma della necessità, sentita ubiquitariamente, di farmaci sempre più potenti per contrastare una depressione sempre più vasta. Non è che la malattia del secolo possa avere le connotazioni di "malattia sociale"? E che quindi l'uso massiccio di farmaci senza una concomitante analisi ed eliminazione delle cause serva a poco?

Infatti è sempre lunedì mattina e anche se ho conosciuto molti anni fa la 'depressione' del lunedì, oggi alla ripresa del lavoro settimanale mi sono 'depressa' alla lettura e alla riflessione di come appare la realtà attraverso lo spaccato di un quotidiano diffuso. Mi chiedo che impatto avrà questa piccola notizia, sicuramente ben costruita dal punto di vista giornalistico, sui fiumi di persone che si riversano depressi sui luoghi di lavoro, lasciati soli di fronte alla gestione degli stati d'animo personali, stati d'animo amplificati dalla pressione verso la produttività rispetto alla quale risultano solo spiacevoli ed antieconomiche interferenze fonte di scarsa efficienza e/o di assenteismo.

Spacciare per "necessità dei pazienti" le loro richieste di "ritrovati sempre più forti" è una notevole ambiguità in medicina, che se da un lato manleva il medico dalla sua funzione, dall'altro responsabilizza il paziente non nei confronti di una corretta gestione della propria salute, bensì nei confronti di un'ansia di efficienza a tutti i costi. Questi due piccioni presi con una sola fava, rendono tutti noi, come diceva Winnicott, inconsapevoli giocattoli dell'economia e della politica.

Chi avesse letto il tomo di Oliver Sachs sull'emicrania e fosse stato così perseverante da leggerlo fino alla fine, sarebbe incappato in un concetto di depressione come ritiro, anche biologico, dalla realtà -attraverso l'isolamento dagli stimoli come suoni, luci, persone- che fa dire all'autore che l'emicrania potrebbe essere un estremo tentativo di costringere l'essere umano, incapace di farlo autonomamente, a fermarsi.

La perdita quasi totale di una visione psicodinamica della depressione mi rattrista perchè di depressioni ce ne sono di tante specie (vedi il bel libro di Silvano Arieti "La depressione grave e lieve") e spesso dire: "mi sento depresso", anziché triste o addolorato svaluta la multiforme varietà e ricchezza degli stati d'animo, disprezza la sensibilità rispetto al proprio mondo interno e riduce tutto a sintomo di malattia.

All'inizio del terzo millennio in cui la possibilità delle manipolazioni genetiche a vasto raggio rende quasi risibile la mia preoccupazione sulla manipolazione chimica degli stati d'animo, mi chiedo quale sarà la patologia preponderante del nostro tempo. Infatti la depressione come il raffreddore adesso è 'curabile' dal medico della mutua proprio con l'immissione sul mercato del farmaco generico alla portata di tutti. Anche se tutti sanno che neanche il raffreddore è 'curabile' ("bisogna solo aspettare che passi", "i farmaci servono solo ad alleviare i sintomi", "sarebbe meglio non ammalarsi", "mettersi a letto al calduccio è l'unica vera cura").

Forse la semplificazione e l'impoverimento confusivo degli stati d'animo espressa dal nostro linguaggio quotidiano ci costringerà ad accettare una visione sempre più concreta del mondo interiore fatto non più di sottili percezioni e sentimenti soggettivi, ma di magmatiche e confuse sensazioni 'oggettive' di malessere di cui vogliamo al più presto disfarci, determinate dai nostri neuroni inceppati o dai nostri neuromodulatori pigri e assenti.

La paranoia mi sembra di aver sentito dire è un'altra delle patologie invocate ad ogni piè sospinto, usata come diagnosi o insulto e potrebbe bene definire sia la percezione della realtà esterna densa oggi più che mai di esplosioni di violenza privata e pubblica, sia il senso di persecuzione interna rispetto alla quale invochiamo farmaci sempre più potenti per liberarci di stati spiacevoli e dolori incomprensibili.