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E la chiamano estate...

La notizia
La spericolata estate in città fra truffe, furti e borseggi. I grandi centri si svuotano, è boom di reati. Sono gli anziani i più bersagliati.
La Stampa, 5 agosto 2002

Maurizio Lo Faro Il commento
"Ma che bella l'estate in città. Nella pagina di cronaca, ieri due suicidi[…].Il poliziotto sfoglia le carte come fossero schedine del totocalcio: .

L'estate, ineluttabile, ogni anno reca con sé il desiderio di divertirsi, mollare gli ormeggi, avventurarsi verso terre nuove ed inesplorate, vivere esperienze che, proprio perché contenute in un tempo e in uno spazio definito, sembrano meno pericolose e più eccitanti.

Altrettanto inevitabile, molto spesso, è l'accorgersi del proprio senso di solitudine, della difficoltà a sperimentare e portare avanti tali progetti, al punto da imporsi un divertimento forzato pur di non riconoscere la possibilità di una delusione che potrebbe farci sentire diversi dagli altri.

Nelle calde serate estive le finestre aperte ci rimandano il rombo dei motori, le grida gioiose di persone che sembrano stare bene insieme; esseri umani che si abbracciano, si toccano, si baciano, scherzano e ridono. Gli odori, i rumori e le luci si mescolano in un turbinio di sensazioni che paiono attirarci e stordirci: vorremmo unirci a quelle persone, godere anche noi, sentirci a nostro agio, ma…dentro noi cresce il timore di non riuscire ad accettare tutto questo; accorgerci del nostro bisogno può condurci a disprezzare tutto quello che sentiamo, le luci, i rumori, le grida, niente ci appartiene e finiamo per sentirci sempre di più schiacciati contro le pareti della nostra stanza.

Certo tutto questo dolore non nasce con la stagione estiva: durante l'intero corso dell'anno qualcosa di sgradevole pareva a volte insinuarsi in noi ma cercavamo di allontanarlo. In fondo c'era il lavoro che ci teneva impegnati, anche troppo! In fondo c'erano gli amici con cui si poteva uscire e fare quattro chiacchiere alla buona…adesso anche da loro ci sentiamo traditi ed abbandonati, sono in vacanza chissà in quali posti lontani, dimentichi di noi.

Durante i mesi trascorsi prima che arrivasse l'estate non permettevamo al dolore di insinuarsi nelle nostre coscienze, bisognava darsi da fare per produrre, consumare, e il senso di solitudine poteva facilmente essere stemperato in mezzo alla folla di colleghi, conoscenti, amici.

Ora il bisogno comincia a farsi pressante, in particolare per chi vede diminuite le possibilità d'incontro con gli altri a causa dell'età.

E' quello che può capitare a tanti anziani nelle nostre città: accettare l'approccio di persone che si presentano con modi gentili e seduttivi, apparentemente disponibili a dare al vecchio solo un'attenzione negata: e' successo ad un anziano maestro di violino poco tempo fa. Un giorno è stato avvicinato da una bella signora per strada: .L'ha frequentato per parecchi giorni, continuando ad adularlo…e il maestro era felicissimo di riempire le sue giornate. Una domenica è stato invitato a mangiare. Quando è rientrato i suoi tre Stradivari da concerto erano spariti: valore, almeno 20 miliardi. Anche lei era sparita.

Ma l'estate può essere anche ricerca di stimoli forti che facciano sentire, esistere, essere, nel tentativo di superare il senso d'impotenza e di frustrazione: sulla sua Bravo nera, alettoni e minigonne, una bestemmia,[…].Corse in macchina come matti[…]all'uscita del sottopasso tengono i soldi delle scommesse.

La città vuota pare risuonare come una grande cassa armonica delle angosce non riconosciute e affrontate di ogni essere umano: poi quando fa caldo e le metropoli si svuotano, aumentano i suicidi, i furti e il resto. Anche i delitti passionali. Le grandi storie di cronaca nera, sangue e sesso, si raccontano sotto l'ombrellone. L'estate sembra fatta apposta per certi reati. Il furto è, forse, un tentativo di riappropriarsi di qualcosa che sembra sia mancato in un certo momento dell'infanzia, una dimensione affettiva dai contorni sfumati, che ha portato il soggetto ad allontanarsi sempre più dalla possibilità di essere amato e di amare veramente. Solo la nostalgia è rimasta, di qualcosa intravisto, di un paradiso perduto, si teme per sempre, che struggente si ripropone ad ogni attimo e situazione. Per alcune persone l'unica possibilità rimane, allora, quella di illudersi attraverso un atto concreto -il furto- di poter recuperare quella dimensione affettiva mai pienamente raggiunta. Nell'anno che facciamo sono aumentati: i furti in appartamento, gli scippi e i borseggi…

La città vuota facilita, ovviamente, gli atti ritenuti socialmente inaccettabili, ma a livello personale il vuoto che più spaventa è quello che possiamo ritrovarci dentro, quello che, spesso, ha preso il posto della capacità di apprezzare le cose buone e di tollerare quelle che lo sono meno; in altre parole la mancata o l'insufficiente introiezione di una figura affettiva "sufficientemente buona" che ci sostenga e ci permetta di poter anche sopravvivere in una città quasi vuota.