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Ombra e luce

La notizia
Gian Enrico Rusconi commenta, dalla prima pagina de "LA STAMPA", la questione del Crocifisso in aula. La proposta di legge che vorrebbe il Crocifisso presente quale "emblema di valore universale della civiltà", sposta i termini dalla caratteristica di segno specifico e positivo di fede religiosa, a quella di simbolo - che si vorrebbe universale - rappresentativo invece di particolarità e differenza nei confronti di altre culture. Viene sottolineata l'inopportunità di affidare al Crocifisso sulla parete tale ruolo connotato da forte contraddizione.
La Stampa, 20 settembre 2002

Mariella Torasso Il commento
In un momento storico-sociale in cui si fa un gran parlare da un lato di intercultura e accoglienza, dall'altro di pericolo terroristico arabo-musulmano, il richiamo di un ministro all'esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche rimanda certamente a più di un'insicurezza, non tanto a proposito di fondate radici cristiane, quanto piuttosto di incerte proiezioni future.

La civiltà occidentale, alle prese con l'impatto di una sempre più massiccia immigrazione, facendo ricorso talora ad atteggiamenti di apertura, più spesso a tentativi di rimuovere un problema che non può più essere ignorato, denuncia la necessità di ripensarsi in termini di identità collettiva.

L'indicazione governativa raccoglie l'urgenza di tale ripensamento, collocandosi però in un'area regressiva che tralascia il percorso evolutivo dell'Europa laica dei diritti dell'uomo e del cittadino. Un'identità non si improvvisa, anche se l'attrazione esercitata dal collettivo rappresenta spesso una soluzione difensiva e inconsapevole quando l'individuo non è in grado di trovare risposte personali adeguate ai sentimenti di paura, angoscia e disorientamento. "L'infantile stato di sogno dell'uomo di massa" (Jung) propone così un benessere raggiungibile senza una conquista individuale, con una rinuncia ad essere soggetto attivo della propria esperienza emotiva e un affidamento passivo alla logica del gruppo che fornisce illusorie garanzie di sicurezza.

A fronte di una messa in discussione delle nostre certezze, non pare fuori luogo una lettura che ci consenta di cogliere gli eventi collettivi come il riverbero della psiche individuale, come diretta espressione di una nascosta inclinazione: i demoni e la visione mitologica del mondo, cacciati dal razionalismo illuministico, sopravvivono invece nel profondo dell'animo, mentre l'uomo perde sempre più il rapporto con il suo lato ombra, con ciò che non vorrebbe essere.

Un'inferiorità conscia può essere corretta e modificata, ma un aspetto negativo rimosso e isolato dalla coscienza resta un "inciampo" che può nondimeno irrompere senza preavviso o può essere proiettato irrazionalmente sull'altro. Poiché non è possibile eliminare l'aspetto ombra, si può cercare di "venire a patti" con esso in un processo di confronto, sempre ricordando che la luce è tale perché esiste la tenebra.

Tornando al simbolo del Cristo, possiamo facilmente coglierne la forte connotazione di luce nei confronti di una parte "ombra" oggettivata nel Male o nel diavolo. A tale proposito Jung (Sul problema del simbolo del Cristo, 1953), sottolinea l'aspetto di "incompletezza" del simbolo di Cristo, che si è separato - attraverso il conflitto con Satana - dalla sua ombra.

Si presenta quindi il problema del confronto con l'ombra: come per quanto riguarda il piano personale individuale, il confronto con l'ombra non è che il primo passo sulla strada che conduce alla meta dell'integrazione degli opposti, per cui il simbolo cristiano non verrebbe svalutato, ma completato dall'unione dei due opposti in Dio.

E' questo il dramma archetipico che è al tempo stesso psicologico e storico.

Ecco perché la riproposta di un simbolo che già animò a suo tempo altre "guerre sante" ci può apparire anacronistica e comunque inadeguata in un'ottica di confronto dialettico, che sola può individuare la strada affinché non abbia il sopravvento la forza psichica inconscia e incontrollata.