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Sogni bianchi, sogni neri

La notizia
"Ogni notte sogno le pietre ", di Anais Ginori
La Repubblica, 8 ottobre 2002

Floriana Betta Il commento
Mi ha colpita, questo articolo, perché riporta un sogno, un incubo.Quello di Amina, la donna nigeriana che attende, entro il 2004, di essere lapidata. Per adulterio.

Come psicoterapeuta, mi occupo di sogni.

Dare un senso all'inconscio.

Come donna, certo di una condizione totalmente diversa e, diciamolo, privilegiata anni luce al confronto, mi sento vicina alla sognatrice.

Come figlia di deportato dei nazisti, ricordo i risvegli di mio padre, che divenivano i risvegli di tutta la famiglia, quando, nell'incubo, urlando, riviveva le torture naziste.

Ho quindi tre buoni motivi per riflettere…pensieri tristi, rabbiosi, indignati.

L'articolo riporta che Amina, la quale è in vita, al momento, solo grazie al dover allattare la figlia nata da questo reato, sogna.

Sogna di essere lapidata.Di non avere possibilità di fuga.

Forse spera, almeno in sogno di poter trovare un'elaborazione, una vitalità dopo tanto annientamento? Se così è, non la trova.E' una faccenda in elaborabile. Da quel che trapela dall'articolo, tra analfabetismo, ignoranza e violenza, Amina non mi pare riesca ad avere neppure più forza per la rabbia.Se fosse un'europea, si potrebbe dire che soffre di una sindrome di Cotard, la dolorosa negazione di ogni vita, la dannazione ad un'immortalità di sofferenza.

Ma europea non è. E, mi pare, la sua sofferenza sia non uno stato di malattia, ma una condizione così stabile da presentarsi come fisiologica. Infatti, l'articolo riporta che solo appena venuta a conoscenza di cosa fosse la Sharia e di cosa le comportasse l'essere rimasta incinta di un uomo che è scappato negando tutto, solo all'inizio Amina era stata male, vomitava e non mangiava, finendo all'ospedale.Ora sembra un personaggio quasi siderato dalla violenza, quasi passiva, senza rabbia e senza emozione.

Solo il sogno, in cui viene lapidata, quasi ogni notte, ci dice qualcosa del suo terrore.

Possiamo, qui, dare l'interpretazione freudiana dell'incubo come, malgrado tutto, un soddisfacimento del desiderio, dato che, al risveglio, Amina può dirsi "non è vero "- almeno per il momento -

Possiamo dare l'interpretazione dei sogni traumatici, in cui si tenta di riportarsi al trauma, per trovare una via di rimedio nell'oggi, non avuta ieri?

Stiamo parlando di un sogno, quindi della " via regia " dell'inconscio..ma possiamo ancora parlare di inconscio, o solo di una violenza abbacinante che scompagina la possibilità di pensare?

Non voglio affatto aprire un dibattito di psichiatria transculturale.Vorrei prestare parole ed emozioni ad Amina, e alle donne come lei, e alle donne come Aileen Wornos, prostituta lesbica americana giustiziata in Florida il 9 ottobre 2002- per sette omicidi di clienti, vittima della violenza civile, made in U.S.A., per la quale donna nessuna associazione, nessun prelato ha mosso un dito. A differenza dell'altra unica donna finita sulla sedia elettrica, accompagnata, però, da un vasto movimento di indignazione pubblica, perché di aspetto fragile, biondino e seduttivo, Aileen è lesbica, non pentita, aggressiva: odia gli uomini. Crepi in silenzio, quindi.

Prestare parole alla quattordicenne Desiré, accoppata dai coetanei, e dalla pornografia allettante della rabbia degli sfigati, e dalla pornografia di noi adulti di oggi, che spacciamo per libertà sessuale la nostra mancanza di responsabilità spirituale.

E di mancanza di spiritualità si tratta anche per la lapidazione.Una violenza che comincia prima.nella concretezza di quella legge paranoidea che caratterizza la Svaria, l'occhio per occhio, dente per dente. Lapidazione, mani mozzate per il furto, flagellazioni..Un'inondazione di concreto che toglie spazio, direi aria, al pensiero.

La violenza comincia dalla reintroduzione di questa Svaria per la legge islamica nel 2000 - mentre da noi si festeggiava il millennio.

Colla reintroduzione della pena di morte punitiva e atroce per il reato ( ? ) di adulterio.

Questo reato deve essere suffragato dalla testimonianza di quattro uomini, per ogni membro di sesso maschile mancante, ci vuole la testimonianza di due donne.

Vale a dire, altra violenza, questa, soffusa: la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo.

Oddio, in Italia, il voto femminile è conquista del Partito comunista solo dal 1946. Dopo lungo dibattito, oltre tutto. Ma il voto, mi si può dire, è già parlar di lusso, rispetto a quello che patisce la donna in Nigeria.

Violenza ancora: a beffa della spiritualità, tra un lancio di pietre e l'altro, si recitano i versetti coranici.

La storia di Amina - che, purtroppo, è una delle tante, non l'eccezione! - comincia nella paura e nell'abuso. Infibulata. mutilata. sposata a dieci anni, non sa quanti anni dopo abbia avuto il primo figlio. Poi, altri due. Il marito la ripudia. E si tiene i suoi tre figli. Lei torna alla casa del padre. Incontra un altro uomo, che la mette incinta, poi sparisce.

La polizia non indaga, la condanna e basta , eppure, mi par chiaro che non può essersi messa incinta da sola. Non è mica Madonna, o le altre super donne dei figli in provetta, questa qui. - a proposito di violenza, pornografia, onnipotenza e spiritualità! -

Amina non era neppure a conoscenza della legge islamica: fino al 2000, non era in vigore! Non sa neppure chi sia Clinton , né chi sia l'altra nera che ha scampato di recente la stessa pena.

Il suo sogno è quasi infantile nella sua monotona semplicità - lo sogna ogni notte -e rimanda alla silenziosa disperazione di chi è ucciso e di chi uccide, di chi non è amato e di chi non riesce ad amare: un senso di disperazione insopportabile, una solitudine, una provvisorietà fatale: la cancellazione annunciata.

.Soprattutto la sofferenza di un'impotenza assai grande di fronte a qualcosa che non si può neppure chiamare distruttività, perché fa parte di una cultura, di un'atroce modo di mascherare a religione quello che è solo abuso, o malcelata forma di amore protettivo? Ricordo una madre, portata in Psichiatria, anni fa, perché aveva ammazzato a colpi di mestolo la bimba implume che ne aveva deluso le aspettative. Doveva mangiare tutto, Tutta la pappa. Perché doveva crescere. Per amore ( ? ) questa madre ne aveva fatto polpette.

Questa Sharia, questa legge islamica , imposta dal maschile attraverso le madri, le anziane, a loro volta mutilate e torturate e appiattite ed annientate è forse , come il mio esempio della madre polpettante,una forma di protezione e di amore? Queste storie che legano le madri alle figlie, le bimbe alle anziane - i maschi non assistono mai all'infibulazione, ne sono artefici di sfondo, un setting della violenza inapparente -, queste storie sono violente come una passione.

Le mutilazioni inferte al corpo della bambina - come quelle inferte al loro proprio corpo, da bambine - sono inferte ad un corpo femminile, perché accarezzarlo sarebbe un peccato d'amore… La madre infibula la bambina per tenerla lontana, perché forse quel corpo che le somiglia , tuttavia non le appartiene e vuole sapere che esiste perché solo deformandola e mutilandola ritiene di farla essere ? O in questa deformazione della figlia bambina può esser trovata la giustificazione della madre all'aver accettato questa violenza non come tale, ma come destino.Queste madri violate dai padri patriarchi, che le rinchiudono, le velano, le isolano, le iniziano a piaceri esclusivamente maschili, mai condivisi, mai condivisibili - l'infibulazione è la concretizzazione della sessualità femminile castrata , non solo fantasia dell'afanisi, concreta afanisi per sempre - forse cercano, nel perpetuare l'orrore sulle figlie, di annullare, di rendere non avvenuta la violenza che le ha rese senza radici, sradicano altre vite.

Aileen Wormos, la prostituta killer, figlia violentata e abbandonata, donna omicida , e Amina sono entrambe due condannate a vita e, poi, a morte: per il delitto di aver avuto sentimenti, oltre che pratiche, impropri.Per non aver solo subito.

Quindi, se fossi in seduta, con Amina e le dovessi interpretare il sogno, che dirle?

La cosa inconfessabile che, leggendo di questa vicenda, mi è venuta in mente è che la psicoanalisi si fermi davanti alla Sharia islamica. Come un 'auto senza benzina, come una vita senza amore. Perché di amore, in questi riti religiosi patriarcali, non riesco a vederne. Meglio, mi sembrano, gli antichi cinesi che sopprimevano le figlie femmine alla nascita, come eliminazione e del problema delle bocche da sfamare e come anticoncezionale sulle lunghe. In fondo, risparmiavano loro una lunga penosa tortura.

La psicoanalisi si ferma e può solo partire un tentativo, politico, femminista, che sottragga queste donne alla manipolazione che le sottrae e le estrania da sé ?

O la psicoanalisi può tentare di contenere questo orrore, col cercare di dargli parola, di far parlare le pietre, sostenendo la speranza che qualcosa, lentamente, cambi e trasformi questi giochi di potere familiari e tribali in pensiero.

Forse. Contenere questo dubbio è già, paradossalmente, tentare di elaborare una pensabilità, per quanto futura.Forse è di una qualche utilità occuparsene, non negare l'evidenza emotiva di queste cose, allontanandole da noi come fatti distanti che non ci riguardano.Forse è utile sentirsi tanto impotenti e tanto addolorati.con una confusione, la mia, persino sull'utilità della mia professione, scardinata dalla violenza di quel che mi accade vicino.

Del resto, quando lavoriamo con pazienti paranoici, assolutamente violenti nella loro fraudolenta protervia di insegnare a tutti ciò che è giusto - secondo loro, beninteso, - mentre loro stessi tendono a non assumersi mai una responsabilità, giustificandosi all'infinito mentre sono spietati con gli altri,non siamo molto lontani dal cimento che ci portano questi fanatici islamici con i loro privilegi di maschi a cui tutto è lecito, mentre le donne vengono annientate in nome del Signore.

Davanti ai pazienti paranoici non penserei che la psicoanalisi si ferma.

Forse è la concretezza politica, gruppale, che spaventa di più in queste vicende della legge islamica.

Comunque, spaventa moltissimo.

Alla fine di queste righe, forse sono arrivata vicino al sogno di Amina: spaventata e ferita nelle mie certezze.Che sia questa vicinanza l'elaborazione?