Il teatro del terrore
''Non usate il gas, state uccidendo anche noi'', nel ''diario'' dei superstiti i tre giorni di terrore: quando ci hanno preso pensavamo a uno scherzo del regista. Questa è la testimonianza eccezionale in presa diretta dei minuti della battaglia dentro il teatro. Mentre le teste di cuoio andavano all'assalto, Natalia e Anya hanno chiamato la radio Eco di Mosca con il cellulare per raccontare il loro terrore e chiedere aiuto.
Corriere della Sera, 27 ottobre 2002
Il commento
Il teatro del terrore
Mi chiamo Felice e sono uno dei tanti bambini russi portati a teatro, magari per la prima volta, ad assistere ad un musical, era il 23 ottobre '02, un mercoledì che non potrò mai più dimenticare…si, c'era stato un film ''un mercoledì da leoni'', ma nel teatro non c'erano leoni ma solo serpenti velenosi che mi hanno ghiacciato il sangue e la mente. Credevo fosse una messa in scena quando dei terroristi con tute mimetiche escono sul palcoscenico e sparano e urlano e ci dichiarano ostaggi, noi spettatori e anche tutti gli attori.
''I combattenti ceceni sono venuti a Mosca per morire e non per sopravvivere'' ha urlato sul palco il capo del commando, e io non capivo ancora, io e tutto il pubblico credevamo fosse lo spettacolo!
Non sapevo che, nel giro di brevi istanti, sarei stato costretto ad abbandonare questo mio nome senza più senso ed ad entrare violentemente in un mondo adulto non mio che mi fa paura e che promette solo violenza. Così, in una sera di un mercoledì, ho perso di colpo tutta la mia infanzia ed ora sono un grande nei panni di un bambino che non si ritrova più, violato nella sua innocenza.
Ho cambiato nome, mi chiamo ora Tristano, e mi tormento aggirandomi ramingo in un vuoto senza senso, anestetizzato da un gas mortale.Sono troppo piccolo per rilasciare interviste, i giornalisti non si interessano a me, loro mi vedono ancora come un bambino, ma io ho perso tutta la mia spensieratezza, mi sento vecchio, spento, disperato.
Non potrò mai più dimenticare come, in un istante, il palcoscenico si sia trasformato in teatro dell'orrore, e il musical in sinfonia di morte.
La guerriglia cecena ha compiuto un attacco senza precedenti contro la Russia utilizzando un commando in ''missione suicida''.
È stata una situazione talmente paradossale che sembrava una fiction.
Si fa sempre più sottile la linea di demarcazione fra simulazione e realtà e quelli che fino all'11 settembre potevano essere solo best sellers di fantapolitica, si trasformano in tragici ed incredibili vissuti quotidiani.
Ed in questa reale vicenda che ha fatto diventare un tranquillo mercoledì a teatro, l'incubo peggiore per tutti noi, perché, se mai ne avessimo bisogno, abbiamo avuto la conferma che dovremo vivere e convivere in una situazione di perenne insicurezza in cui non vi è luogo che possa proteggerci da attacchi terroristici o di singole follie umane.
Ma quale potrà essere la qualità della nostra vita e quale specialmente quella dei nostri figli che si affacciano ora al mondo adulto e che non possono più trovare un valore in cui credere, attorniati solo da violenza.
Respireranno questa violenza e ne saranno permeati come da quel gas venefico che ha invaso il teatro di Mosca.
E questo giallo sul gas, dove il Cremlino non dice cosa sia, anzi, isola i superstiti trasformandoli in qualche modo da ostaggi dei ceceni ad ostaggi del governo, tutto questo lascia ancora più perplessi dello stesso attacco terroristico.
Quando il seme della violenza si impianta, dilaga poi in ogni direzione, senza scampo.
Ma come è possibile che qualcuno abbia avuto il tempo di usare il cellulare da dentro il teatro durante l'operazione delle teste di cuoio e invece i guerriglieri, che sappiamo votati alla morte, non siano riusciti a farsi saltare in aria? Cosa è successo in quel teatro dell'orrore che non sapremo mai?
Siamo pronti a convivere con un terrorismo generalizzato che si espande imitativamente a macchia d'olio?
Quale gas è stato usato? Probabilmente un gas nuovo, si sa infatti che, da anni, Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna fanno esperimenti per mettere a punto un gas più veloce nel neutralizzare l'obbiettivo. Qui si apre il dibattito sulle armi chimiche e batteriologiche perché probabilmente, violando i trattati internazionali, stanno portando avanti sperimentazioni su gas pericolosi. Si sta sviluppando una nuova generazione di armi.
Ma come si può assistere a questa disgregazione di valori umani senza restare intrappolati in meccanismi di difesa altrettanto distruttivi quale la negazione che porta poi alla totale desertificazione psichica, truccata da cinismo, oppure, all'opposto, la paranoia che fa vivere terrorizzati da tutto e da tutti?
Il periodo storico che stiamo vivendo richiede un equilibrio psichico molto solido ed oggi invece ne siamo particolarmente carenti, per anni abbiamo enfatizzato gli eccessi e gli estremismi ed in qualche modo ne stiamo raccogliendo i frutti.
Potremmo allora ipotizzare il teatro dell'orrore come metafora di vita: ogni essere umano fa i conti con i propri sabotatori interni.
Nella ricerca di una illusoria risoluzione dei conflitti intrapsichici, non ci sono i mezzi per comprendere il significato se si rompono le comunicazioni fra gli oggetti interni; il ventre buono della madre si trasforma allora in un luogo mortifero, la balena - squalo di Pinocchio tiene intrappolati nel suo ventre, il teatro di Mosca si trasforma in una allucinante trappola mortale.
Viene in mente, a livello psicoanalitico, il ''claustrum'' di Donald Meltzer come studio dei fenomeni claustrofobici.
Se si va al di là del semplice ''dover procedere, come ragione di stato'', si scopre l'incapacità di tornare indietro, in un luogo che permetta ancora una qualche forma di comunicazione che possa impedire la reiterazione di delitti assurdi, quali ne siano le parti in gioco.
Assistiamo a slogan stereotipati riuniti sotto l'intestazione di ''necessità politica''.Il passaggio dall'avere coraggiosamente fronteggiato il pericolo all'avere coscientemente sacrificato troppi innocenti con il gas killer, si fa via, via, con il passare delle ore sempre più evidente.
Il teatro dell'orrore: luogo di liberazione o di delitti indiscriminati?
L'atmosfera dominante è di trauma e inganno da entrambe le parti.
La '' madre Russia'' dimostra che è pronta a pagare con la vita dei suoi figli, pur di mantenere le sue posizioni di forza; ed ecco che il teatro - ventre si trasforma in un ventre abortivo e ingannevole: i più deboli saranno sacrificati.
L'interno del teatro sta allora a rappresentare l'aspetto della femminilità perversa che non sa contenere, dove non ci sono spazi per pensare, ma solo per agire in un intreccio di equivoci mortali. La femminilità del ventre - teatro, spazio di accoglimento, si trasforma in un ventre espulsivo.
Possiamo leggere questo dramma come la storia di un'unica mente che, non più in grado di tollerare al suo interno elementi conflittuali, si scinde in parti rigide sempre più incapaci, nell'incalzare degli avvenimenti, di trovare un punto di comunicazione.
D'altronde il significato dell'attacco alla femminilità - teatro suppone un profondo dolore intimo di un popolo che ha perso la propria identità e, non trovando ''parole per dirlo'' esprime la sua morte interna con azioni di morte esterna .
È la devastazione dell'anima in scena al teatro, dove ostaggi e guerriglieri diventano, nel freddo silenzio dell'atrocità soffocata, fratelli di morte. Quel teatro ha rappresentato molto bene l'inferno, come condizione interna, insita nella mente umana e sempre in agguato.
Avere gli strumenti mentali per elaborare un capovolgimento epocale e prendere atto, con umiltà, che la nostra società è sull'orlo del tracollo se non corriamo ai ripari, può forse aiutarci a fare, ciascuno di noi, nel proprio piccolo, un esame di coscienza che permetta di metterci in discussione, per ricominciare a pensare ad un futuro senza la pretesa di controllarlo.
Le barriere fra ''l'interno malato'' e ''l'esterno portatore di salvezza'', sono state rase al suolo, la parete del teatro è stata fatta saltare e, attraverso quella ''paralisi mentale'' si è espresso il teatro del non senso.
Il silenzio mortale delle vedove nere, sprofondate in un sonno senza ritorno, immagini senza tempo che dormono la loro morte, espone tutto il loro odio disperato e ostenta i loro ''ventri al tritolo''. Il ventre materno, luogo di concepimento e di accoglienza, si trasforma in un luogo non - luogo, dove si sceglie di annientarsi.
Da questa rappresentazione scenica dell'ultimo atto della follia umana, forse potremmo cogliere la pericolosità distruttiva dei pensieri rigidi e delle ideologie stereotipate siano esse politiche o religiose.
La svalutazione dei concetti di libertà e di creatività offre infatti il fianco alla manipolazione politico - religiosa, da qualsiasi estremismo provenga.
Il terzo millennio ha partorito, dal suo ventre dinamitardo, il regno del terrore. In queste condizioni conformismo e conservatorismo possono offrirsi come ancore di illusoria sicurezza, ma minano, dall'interno, la capacità creativa e trasformano la routine in rigidi rituali. Si offre così il fianco a fanatismi politici e religiosi dove pensieri suicidi e distruttivi prendono campo e vanno a costituire una situazione claustrofobica .
Ero un bambino e mi chiamavo Felice, oggi mi chiamo Tristano e sono già vecchio.