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Solo bolle di... sapone

La notizia
Rapinava le banche con un ordigno in mano ma era soltanto un pezzo di sapone.
Quattro colpi a Genova per un ex promotore finanziario di Torino. Alla polizia racconta: "Sono diventato un bandito per guarire la depressione"
Il Secolo XIX del 28 gennaio 2003

Maurizio Lo Faro Il commento
"Rapino per guarire la mia depressione" ha spiegato ai poliziotti. Gli agguati, l'adrenalina che scorre a fiumi per guarire uno stato esistenziale sempre più compromesso>

Nella giovane età le speranze sembrano avvolgere l'individuo all'interno di una capsula ovattata: dopo il matrimonio con una bella persona che possa soddisfare ogni intimo desiderio e un lavoro che dia prestigio e soprattutto denaro, ci si presenta alle soglie dell'esistenza, come probabilmente ha fatto il nostro eroe, con un profondo bisogno di "essere". Con questo termine può intendersi la pretesa e l'impressione narcisistica di una persona di occupare ogni spazio, ogni anno, ogni giorno del cammino esistenziale, così, di per sé , solo perché si è in vita, negando la difficoltà che ciascun individuo affronta e in cui ogni cosa ha bisogno di venire acquisita tramite un percorso di crescita che richiede responsabilità e fatica.

Spesso questo progetto può assumere dei toni assai staccati dalla realtà: come il bambino piccolo ci si aspetta di essere amati per quello che si appare senza la possibilità e la prospettiva di dare per primi l'affetto che porterà gli altri ad interessarsi a noi ed a desiderare di costruire con noi qualcosa di positivo.

Come questo progetto sia ingannevole lo si può scoprire, purtroppo, più in là nel tempo: l'idealizzazione dell'intera situazione, degli individui, del lavoro lascia intravedere, nel momento in cui comincia inevitabilmente a cadere, una grande paura e un profondo disprezzo per la realtà: "La farina del diavolo sembra trasformarsi in crusca".

Sembra rivivere, in tali situazioni, l'originario vissuto di distacco, quando troppo prematuro o non sufficientemente elaborato : il senso di onnipotenza sentito nella fusione con la figura genitoriale interna si tramuta improvvisamente in impotenza, in un terrore senza nome alla ricerca di qualcuno che lo contenga e lo bonifichi.

Nell'età adulta ogni sconfitta, ogni perdita, pur causata in gran parte dalla collaborazione inconscia del soggetto stesso, tramuta il senso di grandiosità infantile, l'illusione primaria in frustrazione e senso di disperazione. "Fallita la sua attività, colata a picco la sua vita privata con la separazione dalla moglie, ha imboccato la strada delle rapine". Rubare può essere un mezzo per recuperare la sensazione di sentirsi grandiosi: farla franca sfidando la polizia - una coscienza morale che ci vorrebbe più legati al senso di realtà - ma anche per recuperare simbolicamente quell' affetto che si presume ci sia stato negato da bambini e che con maggiore veemenza sentiamo a noi rifiutato adesso che ne avremmo un maggior bisogno.

"Aveva comperato una Kawasaki Ninja color verde pisello": in arcione alla sua cavalcatura sentiva che nulla lo poteva fermare, novello Don Chisciotte sentiva il dovere di riparare ai torti del mondo, in questo caso del suo "mondo interiore". Ma di come si trattasse di un gioco da bambini, di come si giocasse con i "mulini a vento" ci parla il mezzo usato da questa persona per spaventare gli impiegati delle banche che rapinava: "Posava sul tavolo degli impiegati una scatola, dalla quale uscivano dei fili elettrici, poi li minacciava: Questo è un ordigno, se non mi consegnate subito il denaro lo faccio esplodere. Non era una bomba, ovviamente. Era invece una saponetta sulla quale D. C. aveva fissato i cavetti, richiusa in un'anonima confezione.

Questo gioco, portava al soggetto in questione un grande senso di soddisfazione e l'illusione che tutto ciò che aveva patito - la separazione dalla moglie, la perdita del lavoro e chissà quanto altro - non poteva veramente arrecargli davvero male, poiché l'adrenalina che lo faceva sentire vivo colmava il vuoto depressivo che a livello più profondo lo lacerava .

Vuoto depressivo che, per quanto latore di sofferenza, o proprio per questo, avrebbe potuto portare il soggetto ad un riconoscimento dei suoi limiti e dei suoi umani errori; in ultima analisi l'avrebbe, forse, condotto , magari privo della moto o del destriero verso un cammino più lento ma maggiormente costruttivo.