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Il lavoro a turni crea disturbi cognitivi

lavoro a turniIl lavoro a turni, così come il jet-lag, è noto per avere influenza negativa sui ritmi circadiani, la vita sociale, la produttività e la sicurezza sul lavoro oltre a portare ad un aumento dei disturbi fisici come ulcere, problemi cardiovascolari, sindormi metaboliche, cancro al seno, difficoltà riproduttive.
Nonostante queste evidenze, poco ancora sappiamo sulle conseguenze a lungo termine sulle abilità cognitive.

Uno studio longitudinale condotto congiuntamente da alcune Università europee, coordinate dall'Università di Tolosa (Francia) ha analizzato le conseguenze del lavoro a turni su un campione di 3232 partecipanti la metà dei quali svolgeva un lavoro a turni, mentre l'altra metà svolgerva un lavoro con orario regolare. I soggetti, suddivisi per età (al momento della prima rilevazione avevano 32, 42, 52 o 62 anni), sono stati esaminati mediante test di velocità e memoria in ognuna delle rilevazioni, ripetute dopo 5 e 10 anni dalla prima. Obiettivo dello studio era anche quello di verificare la possibilità di reversibilità delle eventuali disfunzioni cognitive.

I risultati hanno messo in mostra una correlazione significativa tra il declino cognitivo e il lavoro a turni, maggiore nei casi in cui questo è stato protratto per 10 anni. La reversibilità è possibile per quanto lenta: per riprendere le funzioni cognitive influenzate negativamente servono almeno 5 anni dopo aver interrotto il lavoro a turni.

In conclusione, lo studio mostra che il tipo di turnazione influenza in modo negativo le funzioni cognitive con importanti conseguenze non solo sugli individui coinvolti, ma anche sulla società, visto l'ampio numero di importanti mansioni che vengono svolte con sensibili variazioni di orario.

Lo studio, pubblicato sull'ultimo numero di Occupational & environmental medicine, è visionabile qui: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25367246