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Il precariato peggiora la salute

precarioA seguito della recessione ormai attuale dal 2008, un rinnovato interesse ha riguardato la qualità del lavoro in Europa, laddove sono molto cresciuti negli ultimi anni i contratti a tempo determinato o anche "a zero ore". Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni (DiSIA) dell'Università di Firenze, guidati dalla dott.ssa Elena Pirani, ha affrontato gli effetti di tali cambiamenti sulla salute e sul benessere dei lavoratori italiani. Risultati? Chi ha un lavoro temporaneo ha un più basso livello di benessere percepito, con conseguenze ancora più significative nel caso in cui la precarietà sia prolungata nel tempo. Se per gli uomini il dato non risulta significativamente alto, emerge che le donne subiscono questo effetto in modo decisamente più negativo.

Il senso di insicurezza prodotto dai contratti a termine e il conseguente continuo adattamento ad orari, contesti e aspettative, conduce ad un logorio che incide anche sulla salute e comporta un paradossale aumento di costi sociali: maggiori disagi fisici e psichici e minore resa lavorativa.

I ricercatori, che hanno studiato un campione di 625 soggetti dai 16 ai 64 anni con varie tipologie contrattuali, suggeriscono anche possibili soluzioni: aumentare le garanzie e protezioni sociali,  maggiore attenzione all'uguaglianza di genere anche in termini di servizi offerti, nonchè una maggiore equità nei benefit tra lavoratori con differenti tipologie i contratti.

La ricerca dal titolo "Is temporary employment damaging to health? A longitudinal study on Italian workers", pubblicata sull'ultimo numero di Social Science & Medicine, è accessibile a questo indirizzo.

Qui invece il draft sul sito UNIFI.