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Burnout: neurologi e psichiatri i più a rischio

doctor-other-optionsAnche le principali autorità sanitarie degli Stati Uniti se ne stanno rendendo conto: il burnout si sta estendendo tra i medici americani e costituisce un problema non solo per i medici stessi, ma anche per i pazienti e per il sistema sanitario nel suo complesso.
Negli Usa, uno degli eventi che ha aumentato la consapevolezza del problema è stato un meeting - 2017 Crucial Issues Forum - che si è svolto a Chicago la primavera scorsa presso l'American Board of Psychiatry and Neurology (Abpn).
Tra i medici maggiormente coinvolti sono proprio i neurologi e questo avviene anche nel nostro Paese. «Il problema si verifica con particolare intensità nelle strutture dedicate all'urgenza - attesta il presidente della Società Italiana di Neurologia (Sin) Leandro Provinciali - che hanno un carico elevato per qualità e intenso per quantità. L'intervento qualificato può evitare condizioni di disabilità ma, a differenza di altre specialità, è molto complesso e non standardizzabile».
In una sua nota di commento, Tait Shanafelt, della Stanford University School of Medicine, ha rilevato che il burnout «diminuisce la qualità delle cure, aumenta gli errori medici, riduce la produttività professionale, promuove il turnover dei medici, limita l'accesso dei pazienti alle terapie e ne compromette la soddisfazione èer il trattamento ricevuto».
Nonostante, come afferma il presidente della Association of American Medical Colleges (Aamc) Darrell Kirch, «molte organizzazioni mediche siano ancora nei primi stadi nel processo di acquisizione di consapevolezza della reale esistenza e gravità del burnout, fortunatamente la maggior parte ha superato l'atteggiamento passato in cui il problema veniva negato».
Si tratta proprio del primo punto tra quelli che gli esperti ritengono necessari per affrontare efficacemente la questione e che configurano una profonda trasformazione di alcune modalità di lavoro, con la promozione di una maggiore flessibilità e di un clima più collaborativo. In Italia, la Sin ha già avanzato da tempo una proposta organizzativa di ampia portata: «Sarebbe utile l'istituzione di un pronto soccorso neurologico dedicato, per trattare le malattie del sistema nervoso in acuzie; questo - spiega Provinciali - darebbe un grosso respiro anche al pronto soccorso generico, dove oggi gli accessi per condizioni neurologiche sono circa un terzo del totale».

Fonte: Doctor33