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Clonazione umana: il primo passo

La notizia
I ricercatori: l'embrione servirà solo a curare le malattie!
La Repubblica, 26 novembre 2001

Il commento
La notizia della nascita di un "clone zero" ha suscitato nell'umanità angosce, perplessità e contemporaneamente speranze. Quando il Dottor West biologo e imprenditore dell'ACT ha fatto il suo annuncio pubblico, ha cercato di minimizzare "Biologicamente e scientificamente - dice - l'entità che abbiamo creato non è un individuo, non è una vita umana, è soltanto una vita cellulare".

Consapevolmente o inconsapevolmente il dr: West usa il verbo creare. Quel " clone zero" è stato "creato", quindi qualcosa di impossibile sino a questo momento si è compiuto.

L'essere umano da sempre ha cercato di travalicare gli stretti limiti della sua condizione, "Fatti non foste a viver come bruti ma ad acquisir virtute e conoscenza" urlava Ulisse mentre tutti gli déi scatenavano tempeste per ostacolare il suo cammino verso la conoscenza e la verità. L'uomo, eroe dilaniato, cerca di andare oltre le colonne d'Ercole e sa che aldilà troverà tesori, ma anche mondi sconosciuti tutti da decodificare; è però impossibile rimanere oltre le colonne, il mondo conosciuto è sempre troppo piccolo. In fondo la clonazione non solo risponde ad un bisogno di conoscenza, ma può essere un dono a tutta l'umanità; rappresenta, per esempio, una speranza per tutte quelle persone che hanno sviluppato una malattia di tipo degenerativo.

La scoperta potrebbe nascere però anche dal desiderio di modificare la realtà, di renderla più vicino possibile ai desideri ed hai bisogni di noi esseri umani, tristemente umiliati dalla malattia, dalla morte e dalla sofferenza.

Questa scoperta potrebbe essere mossa da un bisogno di riparare e di curare il mondo, difenderlo in qualche modo dalle istanze distruttive che stanno dentro ognuno di noi e di andare sempre un pochino di più verso la conoscenza. Ma che cosa accadrebbe se la clonazione non si fermasse ai tessuti e agli organi ma proseguisse nella clonazione di esseri viventi completi? Allora questa scoperta da dono all'umanità si trasformerebbe in una sorta di tendenza ad erodere i confini del possibile, a rendere possibile l'impossibile. Si creerebbe in tal senso un mondo immaginario, un rifugio per la mente da dove è possibile negare l'esistenza del tempo e crearsi un mondo che inverte le leggi della vita.

Concepire un figlio significa dargli la vita ma anche la morte, dandogli un tempo gli regaliamo anche la sua storia simile a quella di altri esseri umani, ma comunque diversa, e con la sua storia gli doniamo anche la sua identità.

Nell'interiorità del padre-scienziato, e forse nell'umanità tutta albergano stati d'animo contrastanti da una parte una dolorosa tensione verso la conoscenza, un conflittuale bisogno di sfidare gli déi; dall'altra un bisogno di annullare il tempo clonando all'infinito esseri tutti uguali, non per essere simile alla divinità ma per essere la "Divinità".

Un tentativo, quindi, di sostituirsi al padre creatore con lo scopo di ricreare dal caos e dalla mescolanza un nuovo universo, nel quale tutto diventa possibile. Avendo abolito tutte le differenze, scompaiono le sensazioni di essere indifeso, piccolo, inadeguato, così come l'assenza, la castrazione, la morte e lo stesso dolore psichico.

Lucifero è il modello del personaggio demiurgico che cerca di detronizzare il Padre-creatore. Ben diverso da Ulisse, Ulisse sfida il padre cerca di sapere di conoscere sfidando le ire paterne, Lucifero, invece, cerca di detronizzare il padre, di prenderne il suo posto.

Un breve dramma teatrale di Albert Camus, narra di Caligola imperatore romano:
Caligola: Ma io non sono matto. Anzi, non sono mai stato così lucido. Ho provato semplicemente un'improvvisa sete di impossibile. Le cose così come sono, non mi sembrano di tutto riposo. […] Perciò ho bisogno delle luna, o della felicità, o dell'immortalità: di qualche cosa, poniamo, di pazzesco, purché non sia di questo mondo. […] L'impossibile: proprio di questo si tratta. O meglio, si tratta di rendere possibile ciò che non lo è. […] A che mi giova la mano ferma, a che mi serve questo stupendo potere se non posso far tramontare il sole a levante e diminuire il dolore; far che non muoiano i vivi?

Cesonia (la sua amante): Ma è voler uguagliare gli déi, questo. Non conosco una peggior pazzia.[…]

Caligola: Voglio mischiare il cielo con il mare; confondere la bruttezza e la bellezza; far zampillare il riso della pena.

Cesonia: C'è il buono e il cattivo, il grande e il meschino, il giusto e l'ingiusto: è una legge che nessuno cambierà mai.

Caligola: Io la cambierò! Farò a questo secolo il dono dell'equivalenza. E quando tutto sarà purificato, e l'impossibile sulla terra, e la luna nelle mie mani, allora, forse, anch'io sarò trasformato, e il mondo con me e gli uomini non moriranno e saranno felici

Con questo pezzo ho voluto illustrare il modo di funzionare della mente, che invece di andare verso la verità pone le sue ricerche al servizio del principio del piacere sovvertendo l'ordine, per creare un nuovo mondo dove non vi sarà più dolore. La clonazione inquieta, perché può dare all'uomo il potere di Dio creatore, dipende comunque da lui l'utilizzo di questa scoperta, se l'essere umano riuscirà costantemente a tener vivo dentro di sé il conflitto, se non dimenticherà la nostra pochezza di essere umani, forse egli potrà mettere questa scoperta non a servizio del principio del piacere ma a servizio dell'umanità.

Ciò che forse non dobbiamo dimenticare è che la sofferenza, il dolore, la morte e la separazione sono sentimenti ed esperienze insiti nell'animo umano, non possono essere cancellati. L'uomo può riparare, ma non inventarsi un nuovo mondo senza separazioni e senza dolore.