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Giochi di potere: una cimice nel letto

La notizia
L'aereo più spiato del mondo. Il Boeing 767 costruito negli Stati Uniti per il presidente cinese era pieno di microspie. C'era una cimice nel letto del presidente cinese, e un'altra nel suo gabinetto, anzi tre, no, quattro, cinque, aspettate, sei , dieci, ventisette, sì, almeno ventisette cimici che brulicavano dentro l'aereo presidenziale di Jliang Zemin.
La Repubblica, 20 gennaio 2002

Il commento
Mi viene da pensare come sarebbe interessante regalare, nella nostra fantasia, a tutti i potenti del mondo, la sottrazione di alcuni lustri, ed immaginarli, nel giardino incantato dell'infanzia, mentre sono intenti a governarci, giocando a nascondino, guardie e ladri, mosca cieca…

Giocano, poiché sono bambini ed è certamente la cosa che sanno fare meglio: poi, a seconda delle risultanze del loro gioco, delle loro alleanze, di chi ha vinto o perso, si determinerà, anche, la geografia politica delle nostre esistenze.

Leggendo la notizia delle microspie nell'aereo, ho, immediatamente, pensato che questo fatto avrebbe comportato un incidente diplomatico di notevoli proporzioni e che forse non averi rivisto Bush, in pigiama cinese, al prossimo summit di febbraio. Invece no - Zucconi rassicura - tutti amici come prima, perché sono cose che capitano abitualmente, e la Cina ha troppo bisogno dei dollari americani mentre l'America necessita della Cina per la coalizione globale!!

Allora tutto a posto, poiché tutti spiano tutti, è quasi un gioco da ragazzi dove vince chi si fa scoprire meno; ma, se per caso, viene scoperto, si fa '' pari e patta'' e magari ''sta sotto'' qualcun altro, nel perenne diplomatico gioco a nascondino.

In effetti, se, per un momento, fantasticassimo di essere bambini, in un mondo governato da bambini che giocano nel portare avanti il faticoso compito direttivo, ci proietteremmo in un eden immaginario, dove tutto può avvenire, frammentarsi e poi ricomporsi, senza essere catastrofico come nel mondo dei grandi; noi bambini, inoltre, guarderemmo agli accadimenti drammatici, che ci annichiliscono, con spirito più libero da pregiudizi.

Non saremmo rigidamente fissati a posizioni determinate di'' buoni o cattivi'', perché, nel gioco, le parti si invertono con molta semplicità e velocità e questo scambio di ruoli permette a l'uno di mettersi nei panni dell'altro, e, quindi, di comprenderlo e di diventare più tollerante.

C'è una notevole differenza fra capire e comprendere: capire si riferisce all'aspetto cognitivo dell'esperienza, mentre comprendere si riferisce all'aspetto emotivo che chiede di essere esperito attraverso l' affettività, senza ulteriori spiegazioni razionali.

In effetti, questa fantasia di essere in un giardino d'infanzia, me l'ha regalata Bush, col suo improbabile pigiamino cinese e la sua espressione perplessa, in bilico fra l'imbarazzo e il faceto.

Certo, riuscissimo a vedere così i nostri governanti, ci risparmieremmo molti turbamenti e delusioni, in quanto, le aspettative sarebbero ridotte, ed, inoltre, avremmo lo sguardo benevolo che si concede sempre ai piccoli.

Peccato che rischieremmo di naufragare, con un delirio di onnipotenza, in un mondo-altro, molto lontano dalla realtà.

Ma poiché è dato fantasticare, vorrei continuare a immaginare questi bambini - governanti nel loro giardino incantato della gestione del potere e avvicinarmi a questo irrefrenabile impulso a spiare, origliare, guardare dal buco della serratura che trasforma ogni adulto in un bambino regredito, che soffre nel sentirsi escluso.

Perché il senso di esclusione e il dolore che questo comporta, anche se spesso negato, è presente in ogni pulsione e sentire o vedere ciò che non ci compete.

La stanza genitoriale, la porta chiusa che esclude e fa sentire solo il bambino è il punto primo, il motore iniziale della curiosità. La curiosità può poi trasformarsi positivamente in desiderio di sapere oppure fissarsi allo stato arcaico e patologico di scopofilia.

Dice Melanie Klein: '' se osserviamo il nostro mondo adulto, dopo averne esaminate le radici nell'infanzia, otterremo una visione più completa del modo in cui la nostra mente, le nostre abitudini e le nostre opinioni si sono andate formando a partire dalle primissime fantasie e emozioni infantili fino ad arrivare alle manifestazioni adulte più complesse ed elaborate.''

Forse, allora, è per l'antica consuetudine infantile di essere sempre sotto il controllo genitoriale, che, con tanta tranquillità, attraverso un massiccio meccanismo di negazione, facciamo, ora, finta di non accorgerci di avere perso ogni possibilità di privacy; anche se la convenzione europea dei diritti dell'uomo stabilisce che ogni intrusione nella vita privata deve essere oggetto di una legge precisa, motivata e necessaria rispetto ad un obiettivo preciso.

Il sociologo David Lyon si domanda se la tanto celebrata società dell'informazione non stia piuttosto evolvendo verso una nuova società della sorveglianza, poichè l'introduzione delle tecnologie della comunicazione informatica comporta un salto di qualità rispetto ai tradizionali meccanismi del controllo sociale. Le memorie informatiche vengono trasferite e scambiate attraverso reti di comunicazione al di la' dei vincoli costituiti dallo spazio - tempo. Le tecnologie della sorveglianza diventano meno intrusive, si fanno raffinate e seduttive, ma il loro compito è, comunque, quello di mantenere l'ordine sociale nelle tradizionali sfere del controllo.

Non abbiamo più segreti: al bancomat, su Internet, persino se camminiamo per strada, ogni nostra mossa può essere spiata. Il nostro diritto alla privacy è calpestato, bit dopo bit. Registriamo i nostri movimenti, ogni volta che preleviamo contante dai bancomat o paghiamo le autostrade con tessere magnetiche. In città come New York, si viene fotografati dalle telecamere, una media di 20 volte al giorno. D'altronde, non si capirebbe come, altrimenti, sia stato possibile avere le immagini della distruzione delle torri gemelle da più punti di osservazione.

La nostra cultura sta attraversando una crisi d'identità di massa, cercando di conservare un qualche senso di privacy, all'interno di un villaggio globale composto da decine di milioni di persone. Secondo Kelly, ''nel villaggio tradizionale, la privacy non esisteva affatto: tutti conoscevano i segreti di tutti. E ciò funzionava. Io so tutto di te, tu sai tutto di me. Esisteva una simmetria di conoscenze. Quel che non quadra oggi e' che non sappiamo più chi conosca le nostre abitudini. La privacy e' divenuta asimmetrica.''

''La libertà stessa é sotto attacco,'' dice Bush, e ha ragione. Gli americani sono sul punto di perdere molte delle loro libertà. Il governo propone di controllare i nostri telefoni, di leggere le nostre e-mail, e di impadronirsi dei registri delle nostre carte di credito senza ordine del tribunale.. Per salvare la libertà, si rischia di distruggerla. La ''nuova guerra'' americana contro il terrorismo sarà combattuta con una segretezza senza precedenti, non ci é permesso comprendere le ragioni che stanno sotto ai crimini raccapriccianti del 11 di settembre, si punta verso un futuro Orwelliano di guerra infinita.

Il 1984 é arrivato. Nel suo discorso al Congresso, George Bush, ha efficacemente dichiarato guerra permanente, guerra senza limiti temporali e geografici; guerra senza scopi chiari; guerra contro un nemico vagamente definito e costantemente mobile. Nel libro ''1984 ''di George Orwell, lo stato totalitario di Oceania é perennemente in guerra con l'Eurasia e l'Estasia. Nonostante il nemico cambi periodicamente, la guerra é permanente; il suo vero scopo é controllare i dissensi e sostenere la dittatura nutrendo la paura e l'odio del popolo. Il discorso allarmante di Bush puntato verso un nemico indistinto che si nasconde in più di 60 paesi, inclusi gli USA annuncia una politica che usa il massimo della forza contro qualsiasi individuo o nazione da lui designata come nemica.

Ha esplicitamente avvertito che la maggior parte della guerra sarà condotta in segreto. Bush entra nel ruolo del Grande Fratello, che ha bisogno di essere amato e contemporaneamente temuto.

Le trasmissioni come 'Il grande fratello' o i talk show che hanno tanto successo, evidenziano la tendenza umana al voyeurismo come metafora del nostro modo di conoscere che ci porta ad assistere piuttosto che a sperimentare direttamente le cose.

Voglio dire che, se ci regalassimo la possibilità di ascoltarci maggiormente, di sentirci responsabili ciascuno delle proprie azioni, senza giocare a scarica barile, forse riusciremmo, noi nel nostro micro-universo personale e i politici nel loro macro-universo diplomatico internazionale, a non sentire quell'irrefrenabile impulso a spiare che ci fa tornare bambini spaventati e insoddisfatti.