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L'inverno nel cuore

La notizia
Il pianto sulla tomba di Sammy. Cogne, Anna Maria torna a sorpresa a trovare il figlio morto. Un viaggio segreto da Monteacuto al cimitero dove è sepolto il bambino.
La Repubblica, martedì 2 aprile 2002

Il commento
Leggiamo sul giornale che il giorno di Pasquetta Anna Maria Franzoni si è recata sulla tomba del figlio per poterlo finalmente piangere dopo le vicissitudini che tutti conosciamo.
La mamma di Samuele è stata arrestata per l'uccisione del figlio ma, mentre era detenuta, il marito prodotto prove che la scagionavano e ha rivelato i nomi di alcuni abitanti di Cogne che potrebbero essere stati gli assassini.

Nel leggere l'articolo di martedì 2 aprile e nel vedere le immagini di Anna Maria sulla tomba del figlio non si può non notare una certa esibizione del dolore, sembra un gesto suggerito,oppure non spontaneo per dare di sé un'immagine di buona madre. Sembra essere quasi una risposta a quanti hanno detto di lei, che era una cattiva madre.

In fondo gli abitanti di Cogne, con gesti più o meno rappresentativi, hanno cercato di dare di se stessi un'immagine irreprensibile, hanno cercato in tutti i modi di prendere le distanze dalla famiglia Lorenzi.

Dalle interviste sembra che anche la distanza della propria casa da quella dei Lorenzi diventi emblematica della possibilità per ciascuno di sentirsi completamente estraneo ai fatti.
Sul giornale di oggi vediamo anche una piantina che segna le distanze: 30 metri dividevano la casa di Stefano e Anna Maria Lorenzi dalla casa di Carlo e Daniela Guichardoz.

"Volevamo la casa sul prato di Montroz per starcene in pace fuori dal paese" dicono i Guichardoz.

Nell' articolo leggiamo che Daniela Guichardoz ha fama di donna burbera, sempre chiusa in casa con rare amicizie e prodiga di ceffoni se i due figlioletti fanno i discoli. Se qualcuno cerca di avvicinarsi alla villa, Daniela chiama immediatamente i carabinieri, se la si incontra per caso in paese fugge a "rotta di collo", trascinando i ragazzini.

Di Anna Maria, invece, si è detto un po' di tutto; non è una buona madre perché non ha stretto al petto Samuele quando l'ha trovato morto, non è una buona madre perché il giorno del funerale aveva i capelli freschi di parrucchiere…

Evidentemente si cercano indizi di colpevolezza e si fa ricorso, quindi, a tutti gli stereotipi sulla maternità.

Spirito di sacrificio, abnegazione, incuranza di sé sono gli attributi che designano una buona madre, e allora si dice che Anna Maria non li possiede e neanche Daniela forse li possiede e solo per questo potrebbero essere loro ad aver ucciso Samuele.

Accantonando per ora la ricerca dell' assassino di Samuele, chiediamoci qualcosa di più sull'amore materno e cerchiamo forse un'altra scomoda verità.
L'amore materno è un istinto che scaturisce dalla "natura femminile"?

No. l'amore materno è un sentimento contingente; può esistere e non esistere, non va dato per scontato.

Ma perché questo amore possa esserci e crescere e maturare la donna deve essere aiutata dall' ambiente che la circonda. Il padre, i nonni, la comunità possono offrire alla madre il sostegno che le permetterà di dare amore incondizionato e di non sentirsi chiusa in un rapporto dove vita tua equivale a mors mea.

Scrive Mauro Mancia in Dall'Edipo al sogno "…ad una madre confusiva e simbiotica corrisponde un padre assente e morto, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente morto, atono, lontano, incapace di comprendere i reali bisogni del bambino, pronto ad adeguarsi a regole sociali o ad ipocrisie di gruppo senza preoccuparsi delle reali esigenze emotive del figlio, incapace, in ultima analisi (e spesso anche per un difetto materno) di porsi come un vero e autentico modello di identificazione".

Anna Maria è stata lasciata sola, come sole sembrano essere quelle donne di Cogne che non riescono a pensarsi buone madri semplicemente riferendosi all'affettività fuori e dentro di loro.
Far ricorso a degli stereotipi risulta essere l'unica via per potersi riconoscere "non colpevoli".
In psicoanalisi si sa che la prima e più fondamentale tra le nostre rassicurazioni o misure di sicurezza contro i sentimenti di dolore, contro l'essere attaccati, contro l'impotenza è l'espediente da noi chiamato proiezione.

Tutte le sensazioni o i sentimenti dolorosi e spiacevoli nella mente sono, automaticamente, relegati fuori di sé; si suppone cioè che questi si trovino altrove, non dentro di sé.
Noi li sconfessiamo e ripudiamo come nostre emanazioni; per esprimerci con una frase sgrammaticata ma psicologicamente esatta: noi li rimproveriamo su qualcun altro. Se arriviamo a riconoscere tali forze distruttive in noi stessi, affermiamo che vi sono giunte arbitrariamente, o per qualche causa esterna e che dovrebbero ritornare nel luogo a cui appartengono.

Daniela picchia violentemente i suoi bambini, grazie a questo diventa sospettabile, chi l'accusa dice a sé e agli altri: "io non picchio i miei bambini". Anna Maria ha i capelli sempre in ordine, chi l'accusa pensa che solo gli altri si occupano più dell'aspetto fisico che dei figli e così via, in un gioco di proiezioni infinite, dove pare che l'unico risultato ottenuto sia il poter mettere più chilometri possibili tra una casa e l'altra, tra una persona e l'altra.
In realtà soltanto l'ascolto, la comunicazione, la vicinanza possono rompere il gelo che più che sul paese di Cogne pare scendere sul cuore dei suoi abitanti.