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Un modello al giorno

di Patrizia Adami Rook

PatriziaAdamiRookQuanti modelli psicoterapeutici! Pare che si sia arrivati ormai a qualche centinaio e non c'è ragione di pensare che non continuino ad aumentare. Le vie del Signore sono infinite e anche quelle del pensiero e della creatività umana. D'altra parte un modello è solo un modo di... nella fattispecie un modo di fare psicoterapia. E una volta stabilito cosa si voglia intendere con questo termine (psicoterapia) se stia a sua volta a indicare un modello, un modo di fare terapia, dunque di curare e di curare diversamente (con mezzi psichici anziché fisici) dal modello medico, i modi di fare psicoterapia possono essere innumerevoli. Proprio così, innumerevoli, già li considerava Freud a suo tempo e buoni tutti, diceva, purché portino alla guarigione. Dunque il problema dell'efficacia del modello, di questo o quel modello a confronto con quello o quell'altro modello, si era già posto.
Siamo all'inizio del '900 e Freud ha appena inventato la psicoanalisi quale nuovo, rivoluzionario modello di cura di una malattia allora chiamata isteria. Ma a complicare il problema suddetto se ne porrà molto presto un secondo. Freud si imbattè in quel fenomeno che chiamò traslazione e si accorse che il modello non opera mai da solo. Anzi, da solo non esiste proprio: può esistere solo all'interno di una relazione che da quel modello viene... modellata (potersi guardare negli occhi anziché no... incontrarsi due, tre volte alla settimana, oppure una, decidere di un numero finito di incontri, oppure che detti incontri potranno continuare a tempo indeterminato...).
Ma se il modello modella la relazione, la vincola, la regola, il tipo di relazione che si stabilisce tra paziente e terapeuta, tra quel paziente e quel terapeuta, ovvero, il tipo di traslazione, o per dirla con Watzlawick, il modo in cui io (paziente) vedo o immagino o desidero o temo che tu (terapeuta) mi veda o il modo in cui tu (terapeuta) mi vedi o immagini o desideri o temi che io (paziente) ti veda, modella a sua volta il modello e alla fine, fa sì che ci siano tanti modelli quanti sono i terapeuti, anche se provenienti da una stessa scuola o addirittura quante sono le relazioni che quello stesso terapeuta stabilisce via via con i suoi pazienti. Ovverosia innumerevoli.
Dunque?
Dunque due cose:
La prima è che ogni modello psicoterapeutico altro non è che un modo di relazionare e la seconda è che ogni relazione che dicasi psicoterapeutica (diversa da una relazione qualsiasi) non può che porsi vincolata a un qualche modello.
Ma l'altra considerazione da farsi è che un modello terapeutico, in quanto oggetto, gaudente di un'esistenza sua propria, isolabile da qualsiasi altra esistenza non... esiste. Per lo meno non come potrebbe essere per una molecola, o per un farmaco, sulla cui efficacia si può fare ricerca (ma la nota questione dell'effetto placebo contraddice almeno in parte anche questa asserzione) a prescindere dal tipo di relazione entro la quale quel farmaco venga somministrato.
Impossibile dunque fare una ricerca che possa dirsi scientifica sui modelli psicoterapeutici? Impossibile magari no. Certo molto difficile. Ricerca comunque inutile per non dire grossolana o selvaggia quando, volendo adeguarsi a tutti i costi alla ricerca medica, si parta dalla reificazione del modello e si tratti quest'ultimo come se fosse una molecola. Oppure un farmaco.
Non lo è.

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